Dolore muscolare e medicina biologica

Dolore muscolare e medicina biologica

Dolore muscolare e medicina biologica
Dolore muscolare e medicina biologica

La medicina biologica osserva il dolore muscolare come una risposta adattativa complessa che realizza la soluzione ad una precisa area conflittuale. L’automatismo inconscio connesso a dolore muscolare realizza pertanto nei complessi processi dell’evoluzione una condizione che ha garantito la sopravvivenza. La comprensione del senso biologico del dolore muscolare favorisce la consapevolezza delle implicazioni conflittuali, che esprime. La consapevolezza del senso biologico insito nel dolore muscolare e  della sua funzione personale è dunque premessa per la conflittolisi. Il dolore muscolare rappresenta il mezzo con cui il sistema nervoso centrale segnala l’esigenza di interdire un movimento muscolare preciso. Il dolore muscolare è una opportunità per evitare un movimento interpretato come dannoso, pericoloso o letale.

Il dolore muscolare è pertanto la risultante dell’interpretazione automatica operata dalle parti sottocorticali del sistema nervoso centrale. Il movimento intenzionale è garantito da una sofistica ingegneria meccanica.  I muscoli striati,  sono congiunti da legamenti  allo scheletro con un sistema complesso di leve e bilanciamenti, tali da permettere  movimenti molto precisi oltre che movimenti caratterizzati da potenza.  L’uomo governa il movimento intenzionale con la coscienza, anche se le manovre ripetitive possono essere apprese fino alla loro automazione, evolvendo  il loro  controllo da  necessariamente cosciente a opzionalmente cosciente.  La deambulazione comune è per esempio perfettamente automatizzata e gestita sotto la soglia di attenzione e coscienza. Le aree del sistema nervoso che gestiscono i movimenti automatici, sono implicate anche nella loro interdizione quando ritenuta pericolosa.  Il dolore muscolare esercita un veto sull’esecuzione di un movimento complesso  altresì eseguito. L’interdizione operata sul sistema nervoso centrale per il tramite del dolore muscolare implica il blocco di una delle seguenti cinque intenzioni al movimento:

  • conquista
  • elevazione
  • captazione
  • protezione
  • costruzione

In medicina biologica l’interdizione di un movimento tramite  dolore muscolare dipende dal risentito del paziente. Il dolore muscolare patito da un soggetto è dunque “risentito”  come dannoso, pericoloso o letale.  Il risentito conferisce un senso al dolore muscolare, che dipende dalle memorie possedute dal paziente e dal conflitto biologico nel quale è attualmente implicato.   L’esperienza del dolore muscolare è quindi determinata dal risentito  personale e da quello di tutte le forme di vita che hanno preceduto colui che di dolore soffre. Il dolore muscolare possiede dunque una dimensione automatica, dipendente da esperienze passate personali o stirpetali necessariamente da comprendere nel singolo caso, se si aspira ad una sua soluzione non solo locale e somatica.

Il senso biologico del dolore muscolare è garantire la sopravvivenza dell’individuo e per suo tramite della vita che ha ricevuto. Il limite di questo sistema intelligente è che il dolore muscolare ci preserva da pericoli conosciuti nella linea genealogica e dunque in “memoria” e non da pericoli sconosciuti e pertanto assenti dalla memoria. Inoltre la interpretazione di un conflitto biologico operata dalle aree sottocorticali del sistema nervoso centrale che determinano il dolore  muscolare, può contrastare le opportunità del paziente  inserito nel suo presente. Da qui la necessità di ogni paziente di comprendere il dolore muscolare nella sua dimensione non immediatamente visibile.

Per la medicina biologica la gestione cosciente dei conflitti e la pacificazione emozionale sono un percorso di terapia preferibile e soprattutto migliorativo del quadro generale. La malattia è infatti una lesione di cui la sofferenza non coincide mai, ma solo si esprime a livello di tessuto sulla quale si proietta.  Per la medicina biologica la ricerca del senso nelle lesioni applicate non disconosce per nulla i meccanismi somatici per i quali tale malattia si realizza nel corpo del paziente. Al contrario la medicina biologica cerca oltre la “fisicità” della malattia anche la finalità sensata delle lesioni nel contesto di una evoluzione prima personale, poi della stirpe e infine della specie. L’analisi delle sofferenze patite dal malato, dei diversi fattori aggravanti, dei campi emozionali, delle modalizzazioni,, della genealogia e dell’insorgenza primaria possono aiutare nell’identificazione del conflitto biologico sottostante per il singolo paziente. Alcune lesioni possono determinare un notevole disagio sia interiore sia nella relazione con gli altri. Una valutazione del risentito personale connesso secondo la medicina biologica, rappresenta una possibilità prima di comprensione e successivamente di coscienza riguardo al senso implicato, premessa ineludibile per una loro modulazione o a seconda dei casi per la loro risoluzione.

Dott. Fabio Elvio Farello, Medicina Biologica a Roma