Decodifica biologica delle malattie

Decodifica biologica delle malattie

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Decodifica biologica delle malattie

La decodifica biologica esprime della malattia un suo aspetto particolare ovvero la soluzione operata dalle aree automatiche del sistema nervoso centrale e della genetica a precise situazioni conflittuali del passato. Il sistema nervoso centrale attinge quando applica quelle risposte automatiche che culminano in una malattia, alle soluzioni realizzate in passato  duranti i complessi processi dell’evoluzione. La consapevolezza della decodifica biologica implicata nella sua malattia, favorisce  nel malato la  gestione corticale delle implicazioni conflittuali che tale malattia esprime. L’ acquisizione cognitiva e emozionale della decodifica biologica, operata possibilmente accanto ad un operatore esperto, è necessaria per la conflittolisi , contribuisce al decorso della malattia e non contrasta con altre metodiche in campo medico.

La vita ha espresso  nel tempo innumerevoli varianti morfologiche, funzionali e comportamentali. Ogni variante rappresenta una soluzione ad un conflitto biologico, ovvero una risposta adattativa vincente ad una specifica situazione di emergenza. Le soluzioni adattative applicate dalla vita nel corso dell’evoluzione sono tutte conservate nel patrimonio genetico e nel sistema nervoso centrale come una forma di memoria del tempo. Precise aree di queste due strutture sono attivate, ogni qual volta un essere umano risente un conflitto nel presente, con caratteristiche analogiche,  a quello di cui possiede nel suo archivio. Ogni dato  presente nella memoria inconscia e automatica, anche se silente funzionalmente per innumerevoli generazioni è sempre una soluzione validata dalla sopravvivenza.  Il patrimonio genetico e il sistema nervoso centrale, archivio delle memorie antiche,  hanno una caratteristica in comune che li   qualifica come deposito della decodifica biologica inerente le malattie. Sia il sistema nervoso centrale che il patrimonio genetico di un essere vivente, sono caratterizzati da ampie zone non funzionali nel contesto della  vita routinaria. Questa ampie  di archivio si rendono accessibili e operative in relazione a stimoli ambientali precisi e\o a alla loro interpretazione.

Il sistema nervoso umano inoltre  ha avuto negli ultimi due milioni di anni  uno sviluppo enorme di aree deputate alla coscienza e alla consapevolezza.  Le aree sottostanti alla corteccia cerebrale non sono però state sostituite in questo processo, ma solo integrate.  Una parte  rilevante del patrimonio genetico  e  del sistema nervoso centrale è gestita automatica anche nell’uomo più evoluto. L’uomo può aspirare ad una vita spirituale, senza che la scimmia che è in lui ceda per questo il comando su ampie zone della sua esistenza. Tutta la vita neurovegetativa e la gestione di innumerevoli variabili interiori e ambientali è gestita senza intervento della coscienza e consapevolezza. In tali aree sottocorticali del sistema nervoso centrale e dei geni sono allocate zone che provvedono alla gestione routinaria della vita e aree nelle quali sono allocate tutte quelle soluzioni che nel passato evoluzionistico hanno rappresentato la capacità di sopravvivere ad un conflitto biologico. In tale immenso archivio sono pertanto allocate soluzioni automatiche, che sfuggono totalmente al controllo razionale e cosciente. La loro funzione è di permanere in un silenzio funzionale fino al momento nel quale l’uomo si confronti con un conflitto analogico un ad una situazione che la vita ha affrontato in un qualsiasi momento del suo enorme passato. Quando si verifica una situazione di emergenza, non gestita a livello corticale, che è risentita con intensità, allora le aree silenti del sistema nervoso centrale e genetico  si attivano per riprodurre automaticamente una soluzione applicata nel passato durante i processi dell’evoluzione.

Il risentito personale di ogni essere umano in relazione al conflitto biologico al quale è esposto, indirizza l’attivazione verso precise aree nell’archivio inconscio  e automatico della vita. La malattia è una scelta operata automaticamente in relazione al personalissimo modo di soffrire un evento denominato risentito. La malattia è pertanto  il risultato di una attivazione di memorie antiche e rappresenta un tentativo di sopravvivere attraverso risposte automatiche archiviate nel passato.  La fisiopatologia di una malattia come descritta dalla medicina convenzionale, spiega infatti solo il modo per il quale si forma una malattia, mentre la decodifica biologica spiega il senso della malattia.  Un lavoro di consapevolezza rispetto alla decodifica biologica della malattia serve per portare il conflitto biologico patito dalle aree sottocorticali e alle aree corticali del sistema nervoso. Solo in tali aree esiste la possibilità di deliberare attraverso l’esercizio del libero arbitrio una risposta adattativa migliore di quelle applicate automaticamente in base a esperienze di sopravvivenza molto lontane nel tempo. Il lavoro con un operatore di medicina biologica non è basato sulla psicologia, ma sulla biologia. La conoscenza del paziente sulle implicazioni emozionali e stressogene della sua malattia nulla ha in comune con la decodifica biologica della malattia.

La decodifica biologica, la gestione corticale dei conflitti patiti e la pacificazione emozionale sono un percorso di terapia preferibile e soprattutto migliorativo del quadro generale. La malattia è infatti una lesione di cui la sofferenza non coincide mai, ma solo si esprime a livello di tessuto sulla quale si proietta.  Per la medicina biologica la ricerca del senso nelle lesioni applicate non disconosce per nulla i meccanismi somatici e psicologici per i quali tale malattia si realizza nel corpo del paziente. Al contrario la medicina biologica cerca oltre la “fisicità”  e “psichicità”della malattia anche la finalità sensata delle lesioni nel contesto di una evoluzione prima personale, poi della stirpe e infine della specie. L’analisi delle sofferenze patite dal malato, dei diversi fattori aggravanti, dei campi emozionali, delle modalizzazioni e dell’insorgenza primaria possono aiutare nell’identificazione del conflitto biologico sottostante per il singolo paziente. Alcune lesioni possono determinare un notevole disagio sia interiore sia nella relazione con gli altri. Una valutazione del risentito personale connesso secondo la medicina biologica, rappresenta una possibilità prima di comprensione e successivamente di coscienza riguardo al senso implicato, premessa ineludibile per una loro modulazione o a seconda dei casi per la loro risoluzione.

Dott. Fabio Elvio Farello, Medicina Biologica a Roma