La milza in medicina biologica

La milza in medicina biologica

milza
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La medicina biologica  descrive la milza   come un organo in grado di garantire una soluzione evolutiva a precise situazioni conflittuali. La comprensione del senso biologico di un tessuto o organo nell’evoluzione, favorisce la consapevolezza delle implicazioni conflittuali che la malattia esprime. La consapevolezza del senso biologico insito nella malattia del milza è premessa per la conflittolisi e contribuisce al decorso della malattia. La milza è un organo imparo di forma ovoidale sito nell’ipocondrio sinistro. Le sue dimensioni variano in base alla quantità di sangue contenuta e può modificarsi entro i limiti fisiologici.  La milza  è implicata a livello corporale nelle seguenti funzioni:

  • partecipa alla  risposta immunitaria
  •  funzione emocateretica
  • regola la massa sanguinea circolante
  • funzione emopoietica embrionale e emergenziale

La milza è costituita da una capsula esterna fatta di tessuto connettivo denso e tessuto muscolare liscio, implicato nella sua contrazione.  Nei cani e nei gatti la quantità di muscolatura liscia nella capsula è tale da garantire da sola la contrazione emergenziale di questo organo. Il parenchima della milza è formato da polpa rossa che svolge la funzione ematocateretica e dalla polpa bianca ovvero la parte linfoide della milza.  Nei mammiferi marini la milza è, a differenza dell’uomo, molto più grande, per via di un adattamento alla vita marina  che implica  affrontare apnee prolungate grazie alle riserve di sangue contenute in quest’organo e rese disponibili all’occorrenza.  La apnea prolungata o lo sforzo intenso causano nell’uomo  una sensibile riduzione dello spessore della milza, per poi tornare a dimensioni normali al termine della condizione.

Questa contrazione della milza dipende dalla richiesta ematica. La ricca irrorazione sanguigna nella polpa rossa permettono un grande ricircolo di sangue all’interno della milza e la possibilità di effettuare una selezione degli eritrociti invecchiati, non più in grado di deformarsi facilmente e che possono essere riconosciuti dai macrofagi per la loro eliminazione.  Ai macrofagi di milza è affidato anche il recupero, del ferro contenuto nell’emoglobina.   La polpa bianca di milza esprime una  funzione simile ai linfonodi.  Fino al quinto mese di gestazione, quando il midollo osseo inizia a funzionare, la milza ha importanti funzioni emopoietiche. Dopo la nascita non resta alcuna significativa funzione emopoietica se non riattivata nel corso di emergenze o malattia.

La milza è implicata in modo complementare al pancreas nei conflitti di distribuzione, efficienza  e di massa del sangue. La funzione biologica della milza è regolare la quantità di massa sanguina e la efficienza immunitaria. La milza si occupa del trasporto  e distribuzione di “nutrienti”e della difesa immune  per la parte cellulare del sangue. Il pancreas regola invece la distribuzione dei nutrienti e in particolare della glicemia nella parte plasmatica del sangue.  I conflitti biologici che implicano una risposta adattativa su milza sono risentiti dal paziente come una perdita di massa  sanguinea e come una esigenza acuta di maggiore massa sanguinea.  Il mammifero ha affrontata tra i molti conflitti connessi alla sua sopravvivenza anche quello della perdita traumatica o cronica di massa sanguinea, L’emorragia interna e esterna sono in natura o in un contesto privo di assistenza sanitaria, una causa frequente di morte, per la quale sono predisposte risposte adattative su milza.  Il malato che implica la propria milza come risposta adattativa ha risentito un evento della propria vita come se perdesse massa o efficienza del sangue. Una emorragia      risentita avviene quando il clan si dissolve per processi di emigrazione o per altre cause di allontanamento, come il ratto, l’espulsione o l’abbandono. La perdita  numerica o di efficienza nei membri di una clan è come una perdita numerica o di efficienza nella massa sanguinea del malato.   A livello fisico la risposta fisica su milza è attivata da segnali associati alla anemia e linfocitopenia. A livello immaginativo la perdita numerica nel clan e il sentirsi indifesi, stimolano le stesse allocazioni cerebrali deputate alle risposte adattative su milza.  Anche uno sforzo maggiore delle risorse cellulari disponibili può attivare le stesse risposte adattative. Lo sforzo può essere reale e dunque corrispondere a quello di ogni mammifero. Lo sforzo connesso alla attivazione di milza può però anche essere risentito. La situazione in cui il malato ritiene di non aver più forza per affrontare i  propri compiti può comportarsi come una anemia o linfocitopenia sull’organo milza.

Per la medicina biologica la gestione cosciente dei conflitti e la pacificazione emozionale sono un percorso di terapia preferibile e soprattutto migliorativo del quadro generale. La malattia del milza è infatti una lesione di cui la sofferenza non coincide mai, ma solo si esprime a livello di tessuto sulla quale si proietta.  Per la medicina biologica la ricerca del senso nelle lesioni applicate non disconosce per nulla i meccanismi somatici per i quali tale malattia si realizza nel corpo del paziente. Al contrario la medicina biologica cerca oltre la “fisicità” della malattia anche la finalità sensata delle lesioni nel contesto di una evoluzione prima personale, poi della stirpe e infine della specie. L’analisi delle sofferenze patite dal malato, dei diversi fattori aggravanti, dei campi emozionali, delle modalizzazioni e dell’insorgenza primaria possono aiutare nell’identificazione del conflitto biologico sottostante per il singolo paziente.  Una valutazione del risentito personale connesso secondo la medicina biologica, rappresenta una possibilità prima di comprensione e successivamente di coscienza riguardo al senso implicato, premessa ineludibile per una loro modulazione o a seconda dei casi per la loro risoluzione.

Dott. Fabio Elvio Farello, Medicina Biologica a Roma

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