Osso e medicina biologica

Osso e medicina biologica

Osso e medicina biologica
Osso e medicina biologica

La medicina biologica osserva  l’osso  come un tessuto che realizza la soluzione a precise situazioni conflittuali realizzate nei complessi processi dell’evoluzione. La comprensione del senso biologico di un tessuto o organo favorisce la consapevolezza delle implicazioni conflittuali che la malattia esprime. La consapevolezza del senso biologico insito nell’ osso è premessa per la conflittolisi e contribuisce al decorso delle sue possibili malattie. Al di sopra di una certa massa cellulare  raggiunta dagli organismi è  stato necessario disporre di un tessuto  in grado di opporsi alla  forza di gravità o allo strappamento. 

Si tratta di una passaggio evolutivo affrontato  per primo dalla vita pluricellulare in acqua. La soluzioni evoluzionistica è state l’esoscheletro o endoscheletro. Il materiale adottato chitina impregnata di sali minerali, sopratutto calcarei. Non si tratta dell’unica soluzione adottata dall’evoluzione, ma di quella che ci interessa per indagare sul  tessuto osso. Pur rappresentando approssimativamente  il 25% del peso corporeo, le ossa nel corpo umano permettono l’accrescimento tramite un raffinato sistema di ripartizione dei carichi. Un’ ulteriore capacità connesso a osso è  il movimento intenzionale tramite sofisticate leve ed articolazioni. La costruzione dell’ osso è un capolavoro ingegneristico, che permette l’accrescimento di un ovulo fecondato pari a 12000 volte la dimensione di partenza.  Se paragoniamo l’accrescimento in altezza delle Petronas Twin Tower  rispetto ad  una palafitta dell’età del bronzo osserviamo un incremento  in altezza di sole  75 – 100 volte .

Dunque l’osso risolve nell’evoluzione uno specifico conflitto biologico: l’aumento di massa oltre il limite stabilito dalla resistenza degli altri tessuti. Inoltre l’ osso è la base strutturale del movimento intenzionale. Dunque il SNC di ogni uomo è informato precisamente sulla soluzione che il tessuto osso rappresenta nell’ evoluzione.  Nell’immaginario umano l’osso rappresenta valore sopravvivenza e evidenzia analogie con la conquista tecnologica.  Il valore dell’osso è rappresentato anche dalla caratteristica di  permanere anche dopo l’ estinzione dell’organismo al quale apparteneva.  Struttura, sopravvivenza, valore, resistenza e tecnologia, sono dunque coniugate dall’evoluzione  nel tessuto osso.  L’orbita funzionale alla quale appartiene l’osso è la coppia rene e vescica urinaria. Il campo emozionale nel quale avvengono le patologie dell’ osso è la paura.  Il malato che soffre di una patologia del tessuto osso, può ricercare conflitti nella sua vita che presentano scivolamenti sintetico induttivi dei temi indicati: perdita di valore, destrutturazione, perdita di resistenza, deficit tecnologico e minaccia alla sopravvivenza.  Un esempio di questi rapporti tra vissuto e patologia dell’ osso è l’osteoporosi. Questa malattia avviene spesso in quelle donne che risentono la menopausa come una perdita di valore nel proprio clan di appartenenza. Si tratta solo di una possibilità per la quale l’osteoporosi assume, in un determinato malato, un senso preciso.  Il ritrovamento di questo senso è necessario però alla paziente.  Il conflitto biologico inerente alle malattie dell’ osso riguarda le tematiche struttura, sopravvivenza, valore. Queste tematiche sono  vissute nel campo emozionale paura.

Per la medicina biologica la gestione cosciente dei conflitti e la pacificazione emozionale sono un percorso di terapia preferibile e soprattutto migliorativo del quadro generale. La malattia è infatti una lesione di cui la sofferenza non coincide mai, ma solo si esprime a livello di tessuto sulla quale si proietta.  Per la medicina biologica la ricerca del senso nelle lesioni applicate non disconosce per nulla i meccanismi somatici per i quali tale malattia si realizza nel corpo del paziente. Al contrario la medicina biologica cerca oltre la “fisicità” della malattia anche la finalità sensata delle lesioni nel contesto di una evoluzione prima personale, poi della stirpe e infine della specie. L’analisi delle sofferenze patite dal malato, dei diversi fattori aggravanti, dei campi emozionali, delle modalizzazioni e dell’insorgenza primaria possono aiutare nell’identificazione del conflitto biologico sottostante per il singolo paziente. Alcune lesioni possono determinare un notevole disagio sia interiore sia nella relazione con gli altri. Una valutazione del risentito personale connesso secondo la medicina biologica, rappresenta una possibilità prima di comprensione e successivamente di coscienza riguardo al senso implicato, premessa ineludibile per una loro modulazione o a seconda dei casi per la loro risoluzione.

Dott. Fabio Elvio Farello, Medicina Biologica a Roma