Ipertimesia e medicina biologica

Ipertimesia e medicina biologica

ipertimesia
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L’ ipertimesia è una sofferenza per la quale il paziente non può gestire i dati generalmente di natura autobiografica immagazzinati nella memoria dall’accesso continuo alla vita cosciente. L’ ipertimesia è pertanto un ingombrante  ricordare la gran parte degli eventi vissuti dal paziente. L’ ipertimesia comporta per il paziente un deficit cognitivo di varia intensità per l’ impegno di tempo nel ricordare eventi del passato, tale da ostruire anche la normale relazione con il presente e  i rapporti sociali.  Il paziente affetto da ipertimesia ricorda dettagliatamente quasi ogni giorno della propria vita, così come gli eventi  storici a patto però che abbiano un significato personale. I ricordi sono vissuti come associazioni incontrollabili e vivide rappresentazioni, emergono senza controllo alcuno, ostacolando una vita gradevole.
L’ ipertimesia non è una memoria eccezionale, che consegue da un controllo abile delle informazioni gestite, ma è una incapacità del paziente di gestire il richiamo a coscienza delle informazioni immagazzinate . I ricordi richiamati dal paziente avvengono involontariamente e compulsivamente evidenziando una relazione  e analogia con le forme di disturbo ossessivo. L’ipertimesico appare  al contrario scarso nella memorizzazione volontaria dei dati. La funzione della memoria possiede un drenaggio fisiologico attraverso la necessaria funzione di dimenticare. Dimenticare dati è importante come drenare le tossine. Un individuo che non può dimenticare e come intossicato di informazioni personali sempre presenti. Secondo alcuni ricercatori il lobo temporale e il nucleo caudato sono risultati ingranditi .La corteccia temporale è coinvolta nell’immagazzinamento dei ricordi. Il nucleo caudato è associato con la memoria procedurale. Il nucleo caudato è collegato anche al disturbo ossessivo-compulsivo. La ipertimesia non consente al paziente di dimenticare i dettagli presenti in memoria e sopratutto gli sottrae la possibilità di non rievocare i propri dolori.

La ipertimesia è come tutte le malattie una riposta adattativa a stress, programmata nella notte dei tempi come una soluzione ad un conflitto biologico idonea a garantire la sopravvivenza.   Il campo emozionale nel quale si applica è quello della iperiflessione e i tessuti che possono essere implicati collateralmente alla sofferenza sollo quelli delle orbite funzionali stomaco o milza pancreas.  La ipertimesia in natura è una riposta adattativa a tutti i conflitti biologici che si applicano perchè non si è potuto rievocare un insegnamento familiare al momento del bisogno. Come in tutti i mammiferi, anche nell’uomo, il training per una sopravvivenza autonoma avviene per conflitti simulati in seno al clan o nella famiglia. Un deficit  durante questo training necessario a conferire lo status di adulto, può risultare letale in emergenza. Un conflitto biologico risentito con  colpa per non essersi ricordato un doloroso insegnamento genitoriale può far scattare la ipertimesia come risposta adattativa. La ripetizione ossessiva della rievocazione di dati in memoria, pacifica il risentito e pertanto si autosostiene. La ricerca della scena traumatizzante e delle alternative per la conlfittolisi sono parte della gestione consapevole della malattia.

La gestione cosciente dei conflitti biologici e la pacificazione emozionale sono un percorso di terapia preferibile e soprattutto migliorativo del quadro generale di ogni paziente. Tutte le malattie  sono una lesione di cui la sofferenza non coincide mai, ma solo si esprime a livello di tessuto sulla quale si proietta o a livello comportamentale.  Per la medicina biologica la ricerca del senso nelle lesioni  e di comportamenti applicati non disconosce per nulla i meccanismi somatici per i quali  si realizzano nel corpo del paziente. Al contrario la medicina biologica cerca oltre la “meccanica” della malattia anche la finalità sensata delle lesioni nel contesto di una evoluzione prima personale, poi della stirpe e infine della specie. L’analisi delle sofferenze patite dal malato, dei diversi fattori aggravanti, dei campi emozionali, delle modalizzazioni e dell’insorgenza primaria possono aiutare nell’identificazione del conflitto sottostante per il singolo paziente. Alcune lesioni possono determinare un notevole disagio sia interiore sia nella relazione con gli altri. Una valutazione del risentito personale connesso secondo la medicina biologica, rappresenta una possibilità prima di comprensione e successivamente di coscienza riguardo al senso implicato, premessa ineludibile per una loro modulazione o a seconda dei casi per la loro risoluzione.

Dott. Fabio Elvio Farello, Medicina Biologica a Roma