Il cacciatore nel clan e la medicina biologica

Il cacciatore nel clan e la medicina biologica

Molte malattie dell’uomo moderno trovano origine anche nei complessi adattamenti necessari nel clan reale o da lui immaginato.  L’organizzazione sociale in clan è la ripetizione a un livello superiore degli stessi passaggi biologici compiuti nell’evoluzione, al momento in cui si costituirono organismi pluricellulari complessi.  Studiare le caratteristiche delle singole funzioni espresse in contesti sociali permette pertanto di capire  anche le funzioni biologiche all’interno di un organismo  e il motivo perché  sono  determinati tessuti sono implicati nella malattia.  Il cacciatore in un clan è incaricato di gestire un territorio esteso. Le funzioni di procacciamento del cibo e della difesa del territorio sono implicite. Il cacciatore si occupa secondo la medicina biologica anche dell’estensione del territorio pertanto è necessariamente proteso ad andare fuori e oltre il limite per tornare indietro con beni corporali emozionali o animici. Il cacciatore è organizzato in modo gerarchico è generalmente il capo è denominata nella medicina biologica alfa- dominante.  I processi coinvolti in questa specializzazione nel clan implicano una violenza naturale. L’alfa dominate ottiene e mantiene il suo status per mezzo di conflitti fisici ripetuti contro ogni antagonista possibile. Questo cruento principio di selezione, permette di stabilire chi ha i tessuti migliori per esercitare tale funzione.  Questa specializzazione nel clan scivola fino ai tempi attuali. L’alfa dominante moderno non esercita necessariamente le funzioni muscolari, in quando queste funzioni  vengono trasferite all’  esercito, alle armi o ad altro tipo di coercizione da lui controllate. Accanto ad un maschio alfa nel clan sono posizionati  cacciatori beta, con  gli stessi gruppi tissulari attivi ma senza attitudine alla dominanza.

Secondo la medicina biologica i gruppi tissulari particolarmente attivati nella specializzazione cacciatore sono:

  • fegato
  • vescica e vie biliari
  • occhio
  • unghie
  • muscoli
  • articolazioni
  • tendini

Il campo emozionale particolarmente espresso nei cacciatori è quello della collera. Tale campo emozionale attiva tutti i tessuti del cacciatore in attesa di una risposta in quello determinante per il conflitto biologico inerente. L’uomo organizzato per clan, scala la catena alimentare guadagnando posizioni. Il clan organizzando la funzione dei cacciatori,   in grado di predare animali di grande stature e fornire così  nutrimento per tutto il clan e  liberare energia per l’evoluzione.  Secondo la medicina biologica la logica spartitoria dei nutrienti, risente della  collocazione sociale. Esistono molte varianti ognuna rispondente a esigenze particolari.  Ogni logica di distribuzione calorica applicata comporta anche l’adattamento tramite capacità metabolica ed endocrina compensatoria alla reale disponibilità delle calorie per la sopravvivenza. Gli individui con posizione sociale inferiore, tale da determinare un minor accesso alle calorie, avranno un metabolismo più lento rispetto agli individui in posizione più elevata.  Dunque gli ultimi nella gerarchia indicata,  per esempio le femmine in età non fertile e gli anziani, valorizzavano  al massimo le poche calorie a cui avevano diritto. Al contrario un cacciatore sopratutto quando un alfa-dominante, necessita per vivere, di un notevole apporto calorico.  Queste costituzioni metaboliche, applicabili anche nelle terapie in medicina biologica, derivano dalla posizione immaginata da ogni essere umano nel clan di appartenenza. Se non considerata e rispettata la posizione nel clan, comporta un’errata distribuzione delle calorie a livello nutrizionale e patologie connesse. Ogni uomo possiede una costituzione metabolica derivata dagli adattamenti operati sia da lui sia dai suoi antenati nel clan e dovrebbe rispettarla durante i processi nutritivi. La medicina biologica osserva scivolamenti nell’uomo moderno dell’organizzazione dei clan preistorici. Lo status di cacciatore comporta di mangiare per primo, voracemente e per un maggiore quantitativo calorico.  Nel clan, il nutrimento non è  legato solo a ciò che è mangiato, ma anche al possesso dei territori che consentono tale caccia. Un’ulteriore funzione del cacciatore in medicina biologica, è la conquista di nuovi territori, talvolta tramite l’esplorazione altre volte dopo aver sconfitto clan rivali.

L’attenzione al territorio e la vocazione spirituale tendono a escludersi vicendevolmente. Un cacciatore tende ad avere una coscienza molto orientata alle cose concrete.  Un’ulteriore funzione del cacciatore sopratutto quando alfa dominante è la fecondazione delle femmine in età fertile. La lotta per la sopravvivenza prevede infatti che sia il più forte degli individui a provvedere alla fecondazione.  In tal modo si trasmette il patrimonio genetico degli individui più forti e adattati a garantire la sopravvivenza della specie. Il cacciatore alfa dominante è programmato per essere poligamo e per contrastare tutti gli altri individui nella conquista del partner sessuale.  Il cacciatore alfa dominante è poligamo e riduce, talvolta con violenza, la riproduzione degli altri individui maschili del clan.  Una caratteristica che scivola secondo la medicina biologica, nelle organizzazioni sociali moderne con classe dominante poligama e classe dominata  monogama.  Altro scivolamento possibile è costituito dallo ius primae noctis, in altre parole il cacciatore dominante feconda tutte le femmine fertili per quanto riguarda la primogenitura. I secondogeniti possono derivare dagli altri membri maschili del clan. Si tratta di possibili espressioni delle relazioni codificate nel clan delle quali esistono sempre varianti significative di precisi vantaggi evolutivi. Tra i diritti di primogenitura e cacciatore alfa dominante esiste pertanto una relazione.

Subito sotto lo status di maschio alfa dominante sono allocati secondo la medicina biologica gli altri cacciatori. Questi individui sono subordinati, ma ne condividono le attitudini e le funzioni di caccia. Sono sottomessi al leader e non possono generalmente evolvere a leader. Quando nel clan si presenta invece un cacciatore alfa competitore al titolare solo con un conflitto fisico, si stabilisce chi è destinato a ricoprire questa particolare funzione. Generalmente un individuo alfa dominante muore di morte violenta e non si adatta facilmente alla perdita del suo status. Un branco può avere un solo alfa e molti cacciatori beta. Dunque quando dal  rango dei cacciatori emerge un competitore per l’incarico più prestigioso, la lotta che ne deriva è inevitabile quanto definitiva.

In un territorio non saranno mai presenti due cacciatori alfa-dominanti.  Quando accade che uno dei due sia battuto, egli si subordina con difficoltà, spesso è allontanato o muore.  Il cacciatore esprime il suo primato con i tessuti di tipo muscolare e ha un metabolismo veloce. Certamente i cacciatori sono individui coraggiosi di fronte alle sfide, ma altrettanto facilmente assoggettabili a un leader. Tranne coloro che sono competitori per il ruolo di leader e tentano di spodestare il dominante,  gli altri   sono leali  e coraggiosi, quanto timorosi di contrastarne i comandi. Il cacciatore in tal caso è beta dominato e pur avendo forza e un buono status sociale, non possiede però l’attitudine a controllare territorio e clan sotto un potere e tantomeno di sfidare contro il capoclan.  La carne costituisce la fonte di nutrimento privilegiata del cacciatore.  Il cacciatore attiva principalmente le orbite funzionali fegato e vescica biliare e specializza le seguenti caratteristiche nel clan.

  • esplorazione di nuovi spazi
  • proiezione ovvero i movimenti dall’ interno verso l’esterno
  • coraggio
  • conquista
  • fantasia creatività
  • innovazione
  • intuito

La funzione della proiezione si applica ogni volta che è necessario liberare energie al di fuori del clan per conquistare nuove capacità. La prima di tutte le proiezioni è il parto. La nascita è una fuoriuscita dal mondo protetto del grembo materno verso un mondo freddo, sconosciuto e pieno d’insidie ovvero da conquistare.  In proiezione osserviamo il nostro antenato cacciatore che affronta un territorio ignoto confrontandosi con il pericolo di morte. In proiezione è anche l’adolescente che lascia il nido genitoriale per costruire il proprio, oppure osserviamo il pioniere, l’innovatore, il conquistatore.  E’ in proiezione anche colui che opera in difesa del clan costituito, ovvero il vigile del fuoco, la protezione civile, l’esercito.

Nell’ immaginazione di ogni malato è ricostruibile la struttura conflitto del conflitto risentito nel clan anche se il clan per lui è diventato  famiglia, nazione, azienda, religione, partito politico o squadra di calcio. Gli esempi di scivolamento di clan sono innumerevoli. In ognuno di essi l’uomo riprende il suo percorso evolutivo individuando quel conflitto che non ha ancora risolto. Questo conflitto non risolto è spesso un conflitto del clan  sospeso nel tempo, che cerca nella situazione contemporanea del malato una ripetizione tramite gli scivolamenti per giungere alla anelata soluzione.

La struttura del conflitto sospeso nel clan resta la stessa fino alla sua soluzione conflittuale. Di generazione in generazione le mancate soluzioni vengono trasmesse fino a quella  generazione che si manifesta in grado di generare nuova capacità biologica e connessa consapevolezza. L’obiettivo ultimo dei conflitti di clan sospesi è il superamento dell’organizzazione in clan e la costituzione di umanità. Non più clan in lotta, ma esseri umani uniti da unica appartenenza di genere.

Molte delle correlazioni indicate dalla medicina biologica sono espresse anche dall’ agopuntura tradizionale cinese. La medicina biologica adotta un criterio di lettura del clan e delle sue funzioni coerente con la biologia, la fisiologia e l’evoluzione.
L’analisi del clan immaginato dal singolo paziente secondo i parametri della medicina biologica contribuisce alla conflittolisi. La valutazione del risentito, del conflitto biologico sottostante e delle eventuali connessioni con i tessuti lesi, rappresenta una possibilità di comprensione riguardo al senso implicato in ogni malattia. Comprendere il senso biologico della propria sofferenza è una premessa ineludibile per la soluzione conflittuale.

Dott. Fabio Elvio Farello, Medicina biologica a Roma

Il cacciatore nel clan e la medicina biologica
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