Placentofagia e medicina biologica

Placentofagia e medicina biologica

placentofagia
placentofagia

La placentofagia descrive il comportamento dei mammiferi che ingeriscono la placenta e il liquido amniotico dopo il parto. Questo comportamento non è generalmente osservato a livello umano, anche se nelle campagne, si usava in certe circostanze far mangiare alle puerpere un brodo di pollo e placenta. La placentofagia arriva in epoca recente come la proposta di  trasferire  il comportamento animale all’uomo. La placentofagia è indicata come una pratica salutare sopratutto in quelle società caratterizzate da sistemi sanitari evoluti.  La placenta è ricca di ormoni, proteine e vitamine e la sua ingestione aiuterebbe a ridare energia alle neo mamme, evitare la depressione post partum, il dolore e ad accettare il figlio senza ostilità. Pur indagata scientificamente la placentofagia, non esiste una documentazione che prova questi benefici, anche se questo dato potrebbe essere certamente viziato dagli interessi economici secondo i quali la ricerca purtroppo in molti casi opera.

La placentofagia renderebbe molti degli interventi farmacologici connessi al parto meno probabili e la placenta è inoltre potrebbe essere un tessuto utile per la produzione di farmaci, cosmetici o per la ricerca stessa. Da cui la scarsa affidabilità di studi negativi sulla placentofagia operati da ricercatori che convivono con gli interessi di chi farmaci produce. Al fine di comprendere meglio la proposta di recuperare la placentofagia nel parto umano, meglio chiedersi perché l’essere umano sia praticamente l’unico mammifero a non nutrirsi della propria placenta.  La  placenta possiede per l’evoluto sistema nervoso umano un suo simbolismo collegato con la vita, lo spirito e l’individualità. A livello antropologico si osserva più frequentemente la sepoltura della placenta piuttosto che la sua ingestione.  La placenta viene spesso sepolta, come se fosse morta durante il parto. Sebbene alcune popolazioni la sottopongono anche a cottura e se ne cibano. questo avviene più come atto celebrativo della nascita, che per l’alto contenuto di nutrienti della placenta. La parola placenta etimologicamente deriva dal greco e avrebbe il significato di focaccia. Anche in questo caso si osserva una certa ambiguità linguistica tra l’indicazione della forma per la placenta e  il comportamento di mangiarla. Alcune culture associano alla placenta un simbolo del proprio gruppo sociale e la interrano, come se fosse una sorta di buon augurio per la discendenza. In altre circostanze la sepoltura della placenta è praticata come se essa fosse il gemello morto per donare la vita a quello nato.  Alcune culture sotterrano la placenta dopo il parto, poichè pensano che dopo la morte l’anima debba ripercorrere, a ritroso, i tragitti seguiti in vita fino a tornare al luogo di sepoltura della placenta.

Essendo la placenta la struttura anatomica attraverso la quale il feto riceve nutrimento, essa è certamente di ricca di principi nutritivi che potrebbero certamente giustificare la placentofagia. A livello animale ovvero nel mammifero la dimensione simbolica e immaginativa della placenta non esiste e pertanto prevale il ruolo nutrizionale della placenta in un sistema di equilibrio con l’ambiente per il quale nulla che costituisce energia si spreca. A livello umano la struttura evoluta del sistema nervoso centrale espande il pensiero razionale, simbolico, ma sopratutto apre alla relazione affettiva con i consimili. La maggiore sensibilità dell’essere umano e la sua capacità di dare significati alle cose potrebbe ingenerare durante la placentofagia la reminescenza  di un vissuto  cannibalico.  Pertanto la placentofagia non è consigliabile quando si portano dolorose memorie inconsce connesse all’atto di mangiare i propri simili. Certamente in circostanze drammatiche nella storia dell’uomo e ai fini della sopravvivenza tutto è avvenuto e come tale è conservato nella nostra memoria.  Pertanto è difficile affermare che la placentofagia umana è utile per l’apporto di preziosi nutrienti, perchè tale effetto si applica solo in coloro che in tal modo  lo risentono. La estrema varianza delle memorie consce e incosce posseduto dal singolo potrebbero essere invece connesse a ben diverso risentito durante la placentofagia.

Piuttosto che mangiare la propria placenta sarebbe auspicabile una riscoperta della dimensione spirituale del parto. Al posto della placentofagia potrebbe essere consigliabile per l’essere umano, assumere un comportamento che tratti con onore e rispetto il tessuto placentare dopo il parto.