Colonna vertebrale e medicina biologica

Colonna vertebrale e medicina biologica

Colonna vertebrale e medicina biologica
Colonna vertebrale e medicina biologica

La medicina biologica osserva la colonna vertebrale come una soluzione evolutiva a precise problematiche. La comprensione del senso biologico che la colonna vertebrale svolge nell’evoluzione dalla vita, favorisce la consapevolezza delle implicazioni conflittuali che la sua malattia esprime a livello umano. La consapevolezza del senso insito nelle malattie  è premessa per la conflittolisi e contribuisce al loro decorso. La colonna vertebrale è una soluzione biologica applicata da quegli  animali che ne prendono il nome ovvero i vertebrati.

La colonna vertebrale è costituita dall’insieme delle vertebre, le quali si articolano fra di loro, formando un asse che dalla base del cranio, si estende  fino alla base del tronco.  La colonna vertebrale è una struttura metamerica. Secondo la medicina biologica la metameria è una struttura ripetitiva idonea a garantire l’incremento di massa  e volume operato durante l’evoluzione delle specie, utilizzando i tessuti originariamente destinate organismi più piccoli. La colonna vertebrale è una struttura metamerica  che realizza contestualmente mobilità e  valore.  La colonna vertebrale garantisce oltre al supporto strutturale anche la protezione del sistema nervoso in lei contenuto ovvero il midollo.  Nei mammiferi il numero di vertebre  è generalmente abbastanza costante, ma si osservano notevoli differenze tra i vertebrati. Le  variazioni nella forma  e numero delle vertebre  osservate in natura sono specifiche della loro particolare funzione.   La colonna vertebrale umana oltre all’accrescimento flessibile comune a tutti i vertebrati assolve alla particolare biomeccanica atta a permettere la stazione eretta. Il movimento e la flessibilità è dovuta in parte alle articolazioni e in parte al disco intervertebrale, costituito quasi totalmente da fibrocartilagine.  Osservando la colonna vertebrale umana nella posizione antero-postesiore,  si potrà notare che essa non è perfettamente diritta, ma presenta quattro curvature che garantiscono nella stazione eretta di ammortizzare la distribuzione del peso durante il movimento. Le sette  vertebre cervicali  esprimono una curvatura con la convessità rivolta in avanti, detta lordosi cervicale. Le dodici vertebre dorsali esprimono  una curvatura con la convessità rivolta stavolta verso il dorso, denominata cifosi dorsale. Le cinque vertebre lombari  esprimono una curvatura come la cervicale rivolta in avanti e denominata lordosi lombare. In corrispondenza del sacro e del coccige si osserva la duplicazione del tratto dorsale con una  curvatura che emula la cifosi. Mancini e destrimani modificano in modo opposto il comportamento laterale della colonna vertebrale a seguito di una diversa lateralizzazione della muscolatura dominante e del senso da loro applicato nella relazione con gli altri.   La colonna vertebrale è esposta ad una serie di malattie che si distinguono in quelle indotte dai trami, dal portamento e dalla lesione sistemica delle articolazioni. Ogni patologia specifica della colonna esprime un senso biologico particolare, mentre si accomunano tutte nel significato generale della colonna vertebrale.

Secondo la medicina biologica la colonna  vertebrale appartiene per la sua struttura all’orbita funzionale rene e per il suo movimento all’orbita funzionale fegato. I campi emozionali implicato sono pertanto la paura e la collera. La colonna vertebrale garantisce infatti sia movimento intenzionale, sia la struttura o il valore. La stazione eretta è certamente una delle acquisizioni biologiche maggiormente significative per l’uomo e ne definisce pertanto la dignità. L’umiliazione e la lesione della dignità producono infatti un portamento inconsciamente proteso verso quel suolo dal quale la vita proviene,  prima di  divenire bipede. Al contrario l’orgoglio o l’esagerato valore producono invece inconsciamente un portamento proteso verso l’alto con accentuazione opposta delle curvature. La colonna vertebrale parla pertanto con il portamento espresso, il linguaggio dell’anima. Lateralizzazione a destra  o sinistra sono significative del senso inversamente applicato da destrimani e mancini nel clan e nelle relazioni umane. Le malattie della colonna vertebrale si distinguono  come lesioni di un movimento o lesioni di un valore. Nella lesione del movimento il dolore lo impedisce, mentre nelle lesioni del valore o struttura, il dolore compare a riposo. Forme miste sono possibili in conflitti multipli che differentemente ma contemporaneamente impegnano il paziente. I conflitti biologici risentiti come una perdita di valore e accompagnati da paura sono caratterizzati da una lesione  prevalentemente ossea.  Ogni corpo vertebrale è significativo per una particolare categoria di conflitto di valore, ma la precisa attribuzione.  I conflitti biologici risentiti come una problematica di movimento sono accompagnati da collera e sono caratterizzati da una lesione prevalentemente articolare nella colonna vertebrale. Anche in questo caso ad ogni diverso livello metamerico corrisponde una sua particolarità conflittuale. La stazione eretta e il movimento intenzionale complesso sono certamente due delle caratteristiche umane più significative. Si tratta di acquisizioni relativamente recenti nella storia della vita sul pianeta e pertanto certamente meno consolidate di altre. I conflitti biologici applicati sulla colonna vertebrale sono pertanto  multipli come le vertebre, socializzati nel clan e senza i limiti nell’ immaginazione.

Per la medicina biologica la gestione cosciente dei conflitti e la pacificazione emozionale sono un percorso di terapia preferibile e soprattutto migliorativo del quadro generale. La malattia del seno è infatti una lesione di cui la sofferenza non coincide mai, ma solo si esprime a livello di tessuto sulla quale si proietta.  Per la medicina biologica la ricerca del senso nelle lesioni applicate non disconosce per nulla i meccanismi somatici per i quali tale malattia si realizza nel corpo del paziente. Al contrario la medicina biologica cerca oltre la “fisicità” della malattia anche la finalità sensata delle lesioni nel contesto di una evoluzione prima personale, poi della stirpe e infine della specie. L’analisi delle sofferenze patite dal malato, dei diversi fattori aggravanti, dei campi emozionali, delle modalizzazioni e dell’insorgenza primaria possono aiutare nell’identificazione del conflitto biologico sottostante per il singolo paziente. Alcune lesioni possono determinare un notevole disagio sia interiore sia nella relazione con gli altri. Una valutazione del risentito personale connesso secondo la medicina biologica, rappresenta una possibilità prima di comprensione e successivamente di coscienza riguardo al senso implicato, premessa ineludibile per una loro modulazione o a seconda dei casi per la loro risoluzione.

Dott. Fabio Elvio Farello, Medicina Biologica a Roma